“Tutta
Venezia s’era data convegno all’aperto,
sull’acqua... in un’ampia distesa... erano
radunate migliaia di gondole ed ognuna di
esse aveva dieci, venti persino trenta
lanterne colorate sospese tutt’intorno...
sino a perdita d’occhio, queste luci
policrome erano ammassate come un vasto
giardino di fiori dalle mille tinte... c’era
una musica dappertutto, ero così circondato,
avviluppato di musica, di magnificenza e di
grazia che mi sentii ispirato dall’atmosfera
di quello scenario e mi misi a cantare io
stesso una canzone…”
Cosi’ Mark Twain descriveva la Festa del
Redentore nel 1867, manifestazione che si
svolge ogni anno a Venezia dal lontano 1577.
Per me, che ho partecipato la prima volta
grazie all’UNITALSI di Trieste e Venezia, e’
anche stata un’esperienza davvero unica, e
l’atmosfera che si respirava era molto
simile da sopra quella descritta.
Per capire le origini di questa festa
dobbiamo portarci indietro di circa cinque
secoli, piu’ precisamente nella Venezia del
XVI secolo, in cui questa citta’ aveva una
una vivacita’ culturale molto importante,
tanto che era frequentata da personaggi come
Tiziano, Tintoretto, Palladio, Sansovino e
altri ancora.
Nel triennio 1575-1577 la Serenissima fu
sconvolta dal morbo della peste che porto’
alla morte circa 50.000 persone, un terzo
della popolazione residente. Il Doge, di
fronte a questo flagello, fece un voto per
il quale volle erigere una chiesa dedicata
al Cristo Redentore, affinché intercedesse
per la fine della pestilenza. Il 13 giugno
1577 la pestilenza fu dichiarata debellata e
si decise di festeggiare la liberazione dal
morbo per ogni anno la terza domenica di
luglio, e si volle dare alla festa, oltre
che un aspetto religioso, anche un aspetto
piu’ popolare, proprio per rimarcare questo
momento liberatorio dopo tanta tristezza.
Quindi per l’occasione, come avviene anche
oggi, venne eretto un ponte di barche che
attraversa il Canal Grande e arriva
all’isola della Giudecca proprio davanti
alla Chiesa del Redentore, contornata dalla
gente festante e gioiosa e le barche
addobbate con luci colorate.
Quest’anno
l’UNITALSI di Trieste ha voluto partecipare
a questa manifestazione, e oltre ai
volontari, hanno partecipato naturalmente
diversi ammalati e disabili in carrozzina,
con i quali si e’ condiviso questa gioiosa
esperienza.
Siamo partiti nel tardo pomeriggio da
Trieste col pullman e dopo una piccola pausa
ristoratrice prima di Venezia, siamo
arrivati all’imbarcadero del Tronchetto dove
ad attenderci c’erano i nostri amici
dell’UNITALSI di Venezia che ci hanno
letteralmente seguito e assistito per tutto
il tempo che siamo rimasti nella citta’
lagunare. Oltre alla nostra presenza, hanno
partecipato altre sottosezioni
dell’UNITALSI, tra cui voglio ricordare
Vicenza e Bolzano.
Dopo una piccola pausa di attesa, sono
arrivati i due vaporetti che l’UNITALSI
aveva noleggiato e una volta imbarcati siamo
arrivati fino davanti l’isola della Giudecca
proprio di fronte alla Chiesa del Redentore.
Durante il tragitto abbiamo potuto ammirare
Venezia di sera vista dal canale e lo
spettacolo era veramente unico, in quanto
lungo le banchine c’era una fila
interminabile di palloncini illuminati
agganciati ai lampioni, tantissime barche
anch’esse addobbate a festa con lumiarie
multicolori e moltissima gente che
passeggiava lungo le banchine con i negozi e
locali aperti.
Una volta attraccati, e’ stata distribuita
della frutta fresca a tutti e dolci tipici
veneziani e ci siamo preparati nell’attesa
dello spettacolo pirotecnico, sistemando le
persone che erano a bordo in modo tale che
tutti potessero godere dello spettacolo.
Infatti l’apice di questa festa sono i
fuochi artificiali che sono iniziati intorno
alle 23.30 e sono durati la bellezza di 45
minuti. Lo spettacolo e’ stato veramente
incredibile, in quanto le figure che i
fuochi hanno realizzato nel cielo erano
uniche, si vedevano quadrifogli con i petali
verdi, spirali di vai colori, e splendidi
cuori color rosso. Inoltre fontane colorate,
esplosioni l’una dentro l’altra con giochi
di luce per poi finire con il gran finale
dove tanti erano i fuochi in cielo che il
canale e Venezia erano illuminati a giorno.
Alla fine dei fuochi, mentre la folla
applaudiva entusiasta, le campane della
chiesa del Redentore hanno incominciato a
suonare a festa a perenne ricordo della fine
della tremenda pestilenza e della
liberazione della citta’ da questo flagello.
Oggi questa festa e’ realizzata in misura
prettamente “turistica”, tuttavia e’
fondamentale ricordare l’origine votiva e
religiosa, in un tempo in cui ci si affidava
a Dio in maniera molto piu’ profonda di
quello che succede oggi.
A questo punto possiamo ringraziare
l’UNITALSI di Trieste che ha permesso di
essere a Venezia per un evento cosi’
importante e un grazie particolare agli
amici dell’UNITALSI di Venezia che con la
loro opera e con il loro impegno hanno
permesso la partecipazione a questo evento
in maniera esemplare, e un arrivederci al
prossimo anno.
Gianpaolo Pellarini |